Siamo consapevoli della situazione di rischio dettata dalla pandemia e per noi la sicurezza sanitaria viene prima di qualsiasi cosa. Stiamo cercando di organizzare Rifestival in modo che si svolga in presenza il 20, 21, 22, 23 maggio 2021 nella zona universitaria di Bologna.
Video, articoli, podcast, news e curiosità su RiFestival e Festival dell’antropologia di Bologna. Trovaci al link: https://t.me/rifestival
Nei nostri podcast proponiamo una selezione delle lectio magistralis e alcuni contenuti curati dallo staff del Festival dell’antropologia di Bologna.
Rassegna cinematografica a cura di RiFestival – Un altro mondo è possibile.
RIFILM è una rassegna aperta a tuttə con lo scopo di valorizzare le forme espressive e artistiche dell’audiovisivo. L’obiettivo è di dare a tuttə la possibilità di poter presentare il proprio punto di vista, la propria esperienza e il proprio pensiero rispetto al tema “Resistenze”.
Purtroppo, mettere in piedi un progetto culturale che ambisce a diventare di massa non è né semplice né gratis.
Finora siamo sempre riusciti a sopravvivere, ma non possiamo dare niente per scontato. Quest’anno come gli altri anni, senza donazioni RiFestival potrebbe essere costretto a fermarsi.
https://www.produzionidalbasso.com/project/rifestival-2021-un-altro-mondo-e-possibile/#donationSection
•
Quanto il discorso pubblico sulla paura sovraespone questo sentimento e contribuisce a renderlo artificiale? Come si resiste alla paura se la paura diventa un sentimento necessario per narrare efficacemente i fatti nei media? Come si resiste alle “risposte facili a problemi complessi” e come possiamo utilizzare le giuste contro narrazioni?
Descrivendo inizialmente il ruolo cruciale che la paura ha avuto nella costituzione degli Stati attraverso l’istituzionalizzazione di un contratto sociale tra il potere e i cittadini, la Prof.ssa Lanzillo approfondisce il significato e le implicazioni che la paura, sentimento che da sempre ha condizionato le vicende umane, ha assunto da quando la presenza di un potere sovrano non è stata più garanzia di ordine sicurezza: la paura per le nuove guerre e per la dissoluzione dei confini, la paura del diverso, la sfida alla paura della morte da parte dei migranti, la paura per imminenti catastrofi ambientali e per nuove epidemie sono i temi trattati in questo dialogo con Michele, volontario di RiFestival.
•
Maria Laura Lanzillo è Professoressa di Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna. E’ direttrice responsabile di «Filosofia politica» (Bologna, Il Mulino), direttore scientifico di «Governare la paura. Journal of Interdisciplinary Studies» (http://governarelapaura.unibo.it), membro della Direzione di «Nuova Informazione Bibliografica» (Bologna, Il Mulino) ed è delegata del Rettore e coordinatrice del Comitato di indirizzo e sviluppo editoriale di MMP WEBTV, la webtv del campus di Forlì (http://www.mmpwebtv.eu).
•
A Marzo 2019, di fronte al dilagare della pandemia, in tutta Italia sono scoppiate rivolte all’interno delle carceri che hanno portato alla morte di 14 detenuti e al ferimento di 59 agenti penitenziari. La gravità della situazione ha riportato al centro dell’attenzione i luoghi della detenzione e i problemi che da sempre li caratterizzano: sovraffollamento, violenze e abusi, carenza di professionisti sanitari e pedagogici, sono solo alcuni dei nodi cruciali che c’impongono oggi di riflettere seriamente sulla liceità del sistema penitenziario, un’istituzione secolare che ad oggi ha fallito su tutti i fronti.
Il carcere infatti s’impone come un luogo patogeno e criminogeno, atto semplicemente alla retribuzione del male commesso dal reo con il dolore causato dalla pena detentiva, abdicando in questo modo alla funzione rieducativa delineata dall’articolo 27 della Costituzione. È d’obbligo perciò chiedersi: può esistere un mondo senza carceri?
•
Livio Ferrari è giornalista, esperto di politiche penitenziarie, scrittore e cantautore. Fondatore e portavoce del Movimento No Prison dal 2019, è autore e curatore di “No Prison. Ovvero il fallimento del carcere” (Rubbettino, 2015) e “Basta dolore e odio. No Prison” (Apogeo, 2018).
•
A partire da “Minima politica” (UTET, 2020), il Prof. Pasquino fornisce un’interessante prospettiva su alcuni nodi chiave della politica contemporanea – come i meccanismi elettorali, la governabilità e la rappresentanza, il sovranismo, il ruolo delle istituzioni nella complessa architettura della democrazia – per poi rispondere ad alcune domande sull’attualità politica e sul futuro delle democrazie liberali.
•
Già, tra gli altri, Professore di Scienza politica, Senatore della Repubblica ed editorialista per importanti testate nazionali, Gianfranco Pasquino è Professore Emerito all’Università di Bologna.
•
A partire dai testi “Homo comfort” e “Vivere senza padroni”, pubblicati con Eleuthera, il Prof. Boni ci ha offerto una riflessione sul senso delle resistenze contemporanee e sull’impatto della tecnologia sulla società attuale, segnata dall’allontanamento della natura e da una nuova idea di salute e immunità.
•
Stefano Boni, professore di antropologia politica e culturale università di Modena e Reggio Emilia, ha fatto ricerca in Italia, Ghana e Venezuela. Esplora, nei diversi circuiti culturali, da un lato la dialettica tra diseguaglianze e domino, dall’altro quella tra autonomia e resistenza.
•
Come possiamo districarci tra le diverse narrazioni che si diffondono in rete? Quale ruolo possono avere le tecnologie della sorveglianza in paesi come il nostro, in cui un’educazione al digitale manca anche a livello delle istituzioni? Quali strumenti possiamo sviluppare per rendere più etici gli spazi digitali?
•
Maura Gancitano è scrittrice, filosofa e co-fondatrice di Tlon, scuola di filosofia, casa editrice, libreria-teatro e agenzia eventi. Si occupa di divulgazione culturale, ricerca interiore, educazione di genere, digitale e letteratura.
•
Negli ultimi dieci anni il cambiamento climatico è passato dall’essere un problema delle generazioni future ad essere un problema di quelle presenti. Molte delle previsioni tracciate negli anni ’70 e ’80 sono diventate realtà, eppure facciamo ancora fatica a vederlo come un problema tangibile, o anche solo a provare la paura necessaria ad agire.
Il problema risiede nel modo in cui abbiamo imparato a comunicare il riscaldamento globale: siamo abituati a considerarlo un problema futuro, che interessa prevalentemente la cosiddetta “natura”, mentre negli ultimi anni è sempre più palese che le ricadute dell’emergenza climatica stanno colpendo innanzitutto noi. Nel reportage “Cartoline dall’Antropocene: Notizie dal fronte”, uscito a settembre per Esquire (2019), Fabio Deotto è andato a visitare luoghi in cui il cambiamento climatico ha già cambiato la vita delle persone, intere città e popolazioni che si stanno già abituando a vivere in un mondo surriscaldato. In un viaggio che ha toccato Maldive, Stati Uniti e Lapponia, l’autore ha raccolto diverse storie che aiutano a vedere in prima persona che tipo di mondo l’attività umana successiva alla rivoluzione industriale ci abbia consegnato.
•
Fabio Deotto è scrittore, traduttore e giornalista. Laureato in Biotecnologie, scrive articoli, interviste e approfondimenti a sfondo scientifico e musicale per numerose riviste nazionali. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato Condominio R39 (2014) e Un attimo prima (2017). Questo incontro digitale è organizzato in collaborazione con la casa editrice Meltemi.
•
Durante l’emergenza sanitaria si è tornati a parlare della questione del diritto alla cittadinanza, in particolare da quando il Comune di Ferrara ha deciso di fornire aiuti economici prima ai cittadini italiani e solo successivamente a quelli stranieri: sono questo tipo di discriminazioni che rendono evidente la necessità di ripensare le leggi sulla cittadinanza per superare definitivamente il modello attuale. Più volte negli ultimi anni è stato affrontato il tema, ma sempre senza conseguenze concrete e, a causa di ciò, la questione torna ancora più attuale in questo momento di crisi, quando le difficoltà sociali ed economiche gravano maggiormente su chi dispone di meno diritti.
•
Abbiamo deciso di affrontare il tema del diritto di cittadinanza con Federico Amico, Presidente della commissione per la parità e per i diritti delle persone dell’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna, e Marwa Mahmoud, Consigliera Comunale di Reggio Emilia, entrambi da anni impegnati per il riconoscimento della cittadinanza alle seconde generazioni.
•
Cos’è un “congiunto”? Come è possibile che, ancora troppo spesso, parlando di famiglia si intenda quella costituita solo da padre, madre e figli? Quali servizi dovrebbero garantire le istituzioni per una riapertura più equa e giusta, in modo che i lavori domestici e di cura non gravino solamente sulle spalle delle donne? La Prof.ssa Saraceno è protagonista di un dialogo in videoconferenza con Lorenzo, volontario di RiFestival, in merito al significato e al ruolo della famiglia alla luce del primo DPCM della cosiddetta “Fase 2”, il quale ha scatenato un acceso dibattito nell’opinione pubblica.
•
Chiara Saraceno, sociologa, ha un lungo e brillante curriculum accademico. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente l’organizzazione familiare, la disparità di genere nel lavoro, i rapporti tra le generazioni, le politiche sociali e la povertà.
•
Prima parte della conversazione con Nicoletta Landi in cui abbiamo discusso di antropologia applicata, educazione sessuale e dell’importanza della promozione della salute sessuale.
•
Nicoletta Landi è Antropologa e si occupa di sessualità, educazione, genere, adolescenza e promozione della salute sessuale. Collabora con l’Azienda USL di Bologna e con istituzioni che si occupano di educazione alla sessualità e all’affettività. E’ autrice di testi scientifici tra cui la monografia “Il piacere non è nel programma di Scienze! Educare alla sessualità, oggi, in Italia” di Meltemi Linee, 2017.
•
Seconda parte della conversazione con Nicoletta Landi in cui abbiamo discusso di antropologia applicata, educazione sessuale e dell’importanza della promozione della salute sessuale.
•
Nicoletta Landi è Antropologa e si occupa di sessualità, educazione, genere, adolescenza e promozione della salute sessuale. Collabora con l’Azienda USL di Bologna e con istituzioni che si occupano di educazione alla sessualità e all’affettività. E’ autrice di testi scientifici tra cui la monografia “Il piacere non è nel programma di Scienze! Educare alla sessualità, oggi, in Italia” di Meltemi Linee, 2017.
•
Nel corso del tempo la figura di Antigone, l’eroina della tragedia di Sofocle, è divenuta emblema del conflitto che oppone il potere dello stato (rappresentato da Creonte) alle ragioni della famiglia (rappresentate dalla ragazza). In realtà questa vicenda esprime molto più di questo. Esplorarne le ragioni lontane, così come i presupposti antropologici e religiosi, permette di mettere in luce alcuni modelli della cultura antica che, per molti aspetti, sono ancora alla base della civiltà contemporanea. Il Prof. Bettini è protagonista di un dialogo in videoconferenza con Sara, volontaria di RiFestival, a causa dell’annullamento dell’edizione 2020.
•
Maurizio Bettini è filologo, latinista e antropologo. Professore emerito, già ordinario di Filologia Classica presso l’Università di Siena, sempre a Siena è stato fondatore del Centro Antropologia e Mondo antico. Attualmente collabora con la pagina culturale de la Repubblica ed è autore di romanzi e racconti.
•
A 40 anni dalla Strage di Bologna, la Prof.ssa Venturoli ci aiuta a riflettere sul clima di quegli anni ripercorrendo le vicende giudiziarie legate alla Strage, analizzando la verità emersa sui depistaggi e sulle responsabilità di gruppi neofascisti, della loggia massonica P2 e dei servizi segreti, discutendo dell’importanza della memoria e della necessità di rinnovare le pratiche del ricordo. La Prof.ssa è protagonista di un dialogo in videoconferenza con Lorenzo, volontario di RiFestival, a causa dell’annullamento dell’edizione 2020.
•
Cinzia Venturoli è docente di Storia contemporanea all’Università di Bologna. Da molti anni studia i temi legati alle stragi che colpirono l’Italia – e Bologna in modo particolare – negli anni ’70 e ’80, analizzando la reazione delle città e del Paese, i processi, la comunicazione, lo strutturarsi di una memoria collettiva, pubblica, culturale.
•
Il Prof. Remotti approfondisce il tema dell’identità accompagnandoci in un viaggio da Protagora a Simon Harrison, passando per Primo Levi e la Teoria della complessità, con l’obiettivo di approfondire possibili alternative alle politiche identitarie che stanno spopolando negli ultimi anni, andando alla scoperta di cosa rende l’essere umano… umano.
•
Francesco Remotti è Professore emerito, già ordinario di Antropologia culturale presso l’Università di Torino. Interviene al Festival dell’antropologia di Bologna per il terzo anno consecutivo, all’interno della cornice di RiFestival 2019 a tema “Potere. Un altro mondo è possibile?”
•
Nel luglio del 2001 un movimento globale per la giustizia sociale scese nelle strade e nelle piazze di Genova in occasione del vertice G8, la riunione dei capi di stato e di governo dei paesi più industrializzati. Era un movimento di critica alla globalizzazione neoliberale e raccoglieva centinaia di gruppi, associazioni, reti, sindacati: era un movimento di movimenti. Nel gennaio precedente aveva tenuto il suo primo Forum sociale mondiale nella città brasiliana di Porto Alegre.
Nelle strade di Genova quel movimento portò le sue idee e le sue proposte, con una settimana di incontri, conferenze, seminari, piazze tematiche e poi cortei e manifestazioni. Subì però un’opera di criminalizzazione preventiva e fu affrontato con un uso sproporzionato della forza. Un ragazzo di 23 anni, Carlo Giuliani, fu ucciso dal colpo di pistola di un carabiniere. Le giornate di Genova, 20 e 21 luglio in particolare, secondo Amnesty International furono la più grande violazione di massa dei diritti fondamentali in occidente dopo la seconda guerra mondiale. Nel pestaggio degli ospiti della scuola Diaz e su decine di detenuti nella caserma di polizia di Bolzaneto fu praticata la tortura, come appurato dai processi e come riconosciuto dalla Corte europea per i diritti umani, che ha ripetutamente condannato l’Italia per quelle violazioni.
L’esperienza del G8 di Genova ci insegna che i poteri costituiti possono rispondere con la repressione più brutale, anche in democrazia, quando si sentono minacciati, e che è difficile risalire la china e vedere riconosciuta la priorità dei diritti fondamentali: le condanne di agenti e funzionari responsabili degli abusi sono state parziali e sono avvenute solo superando l’ostacolo al corso della giustizia opposto dai vertici istituzionali con la copertura del potere politico. La ferita aperta nel corpo della democrazia nell’estate del 2001 è ancora aperta.
Lorenzo Guadagnucci è protagonista di un dialogo in videoconferenza con Claudia, volontaria di RiFestival, a causa dell’annullamento dell’edizione 2020.
•
Lorenzo Guadagnucci è giornalista e scrittore. Nel 2001 ha documentato il Movimento no-global al G8 di Genova e, purtroppo, ha vissuto sulla propria pelle la violenza delle Forze dell’Ordine durante lo sgombero della scuola Diaz.